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FEBBIO

Non sono uno scrittore e neanche pretendo di esserlo. Non sono mai stato bravo in italiano: all’esame di Stato da geometra ero riuscito a fare un tema passabile, ma all’orale, sul Leopardi se non ricordo male, fui una frana.
Mi accingo a raccontare per iscritto cose vecchie, alcune anche antiche, sul mio paese natale, Febbio: non per questo si pensi che sia diventato uno scrittore in vecchiaia.
Mi sono documentato, ho svolto ricerche su enciclopedie e pubblicazioni di ogni genere. Poi c’è stato chi ha avuto la pazienza di leggere e sistemare le bozze di questo libro.
L’idea di scriverlo mi era venuta una ventina d’anni fa: già dai primi anni Settanta avevo iniziato a raccogliere copie di giornali e riviste che riportavano articoli e foto riguardanti Febbio e la sua valle.
Parlare di Febbio, quanto a località turistica appenninica dell’Emilia Romagna, significa, a mio avviso, cercare di dipanare uno dei nodi più aggrovigliati della storia della nostra zona di montagna, senza volersi fermare sulla superficie dei fatti.
Proprio per andare in profondità, la strada scelta durante la stesura di questo libro è stata quella di focalizzare l’attenzione sul fenomeno della desertificazione in senso umano della nostra montagna e in generale di tutte le montagne, senza trascurarne le radici sociali e culturali.
                                                                                                                                              Gianpaolo Gebennini