Si sente spesso dire che oggi i giovani scrivono solo sui social, sottintendendo trattarsi di scritture (messaggi) magari poveri di contenuto o del tutto inutili, come se i ragazzi fossero privi della cognizione del reale. Invece esistono anche molti giovani che davvero si preoccupano per le sorti del proprio futuro e che, in senso più ampio, hanno a cuore quella che sarà o potrà essere la futura condizione umana. E dei loro pensieri, su questi ampi argomenti, ne scrivono sui libri.
I versi di Andrea risuonano di canto sociale, con tutti i disagi che traspaiono dall’organizzazione umana in una società che dovrebbe essere per sua definizione equa, ma che tale poco appare. La delusione data dal “mondo dei grandi” sui vari aspetti della distinzione sociale porta l’autore a trovare via di fuga, cioè una condizione migliore, nella scelta dell’anarchia: non una violenta ribellione fine a se stessa e senza risultato, ma una modalità di vita differente da quello che, in larga scala, viene imposto dall’alto come “giusto” o “migliore”.
Dal Caos in cui tutto sembra confluire, è difficile non trovarsi sommersi. Rabbia e senso di ingiustizia predominano come reazioni spontanee alla mancanza di senso della vita, quando sono lesi i fondamentali principi dell’esistenza. Così il poeta, scrittore anarchico per eccellenza, non può sottacere e denuncia nei suoi versi le mancanze del mondo in cui si trova a vivere, dando voce e specchio anche a quanti altri si trovano nelle medesime condizioni e non hanno modo di esprimere le loro simili sensazioni.
Alza sempre lo sguardo sii fiero, esorta quindi Andrea, perché non venga mai a mancare il coraggio a ogni persona per scuotersi a una sana ribellione: portare avanti, nonostante tutto, la propria passione, i propri ideali.
Ivana Cavalletti
Poetessa