“La Messa è infinita” è il lungo monologo interiore che accompagna il giovane avvocato Michele – alter ego dell’autore, ça va sans dire – durante un’intensa giornata di lavoro. Il protagonista si traveste da confessore ed è chiamato a confrontarsi con i problemi degli altri, interrogandosi sui limiti del proprio agire, sulla possibilità di essere loro d’aiuto.
Il romanzo affronta il tema del rapporto fra le tribolazioni umane e l’idea di Dio, il cui silenzio senza fine sembra tormentare il protagonista.
A dispetto di tematiche anche impegnative, l’autore non disdegna l’uso di un linguaggio che scivola con gusto nell’ironia e nella parodia, soprattutto quando si occupa della realtà contemporanea, scavando nel rapporto d’amore e odio con la sua terra.
Il finale maschera un’indagine psicologica in cui l’autobiografismo dell’autore assume contorni surreali.