Descrizione
Siamo nel 2019, nel mondo di Tesla e della sua Gigafactory, dell’industria 4.0 (anzi, 5.0 ormai), dei robot, di Amazon e dei mercati mondiali.
Un mondo dove un tweet muove mercati.
Un mondo dove la logistica diventa sempre più centrale e sempre più automatizzata, “robotica” e integrata. Big Data, flussi, innovazioni, magazzini automatici, agv, eccetera.
Quando leggo alcune riviste di settore, a volte penso di trovarmi in “Blade Runner” e quando passo in magazzino temo di vedermi arrivare un replicante a bordo di un carrello a sospensione magnetica.
Chi lavora nella logistica sa che non è proprio così.
Però è vero che il mondo sta cambiando alla velocità della luce. E una buona logistica sta diventando il vero e proprio vantaggio competitivo di un’azienda rispetto a un’altra.
Il prodotto ormai è quasi commodity: ce la giochiamo sul servizio.
Inutile che ti parli di Amazon o di altri colossi, li conosci anche tu e forse ne hai qualcuno contro anche nel tuo settore.
Rimanere indietro è un suicidio per un’azienda nel 2019: qualche concorrente si è svegliato stamattina con la fame di un leone e la voglia di azzannarci e di portarci via i nostri clienti.
In questo momento tu hai per le mani un libro che parla di appalti e di cooperative di facchinaggio. Non è proprio l’argomento più affascinante del mondo, sarebbe più cool parlare di robotica in magazzino o di kaizen.
Ma quando chiudo quelle riviste e vado a lavorare per qualche cliente o per qualche consulenza, in magazzino trovo ancora i classici magazzinieri. E ne trovo tanti, decine di migliaia, anche nel 2019. Persone, uomini: la tecnologia più vecchia del mondo.
Forse è meglio ragionare su questo argomento, che causa efficienza o inefficienza alla logistica, pur non essendo un “argomento da copertina”.
Anzi, il fatto che passi “sotto traccia” è un vantaggio per chi si accorge che avere una squadra di lavoro efficiente, pienamente flessibile e mentalizzata per il mercato attuale e orientata al raggiungimento degli obiettivi dell’azienda è davvero devastante, in senso positivo.
Non fa lo stesso effetto di un paio di occhiali a realtà aumentata, ma ti assicuro che se li hai nella tua azienda, hai un esercito al tuo servizio che gli altri si sognano.
Sono un fanatico della tecnologia: quella che mi appassiona di più è l’uomo, perché per molti anni a venire sarà ancora la più performante, la più complessa da gestire e da far rendere al meglio.
Ecco perché un libro di logistica in cui parlo di magazzinieri, appalti e cooperative di facchinaggio.
Nel mio settore, quello degli appalti e delle cooperative di facchinaggio e produzione lavoro, che muove decine di miliardi all’anno e che coinvolge centinaia di aziende, imprenditori e decine di migliaia di lavoratori, siamo ancora molto indietro. Moltissimi operatori del settore lavorano con logiche che andavano bene negli anni ’50.
Sembra di stare in un giungla, dove è difficile trovare serietà e professionalità. Ma anche dove domina una “nebbia informativa” veramente fitta.
Dove anche consulenti “esperti” spesso dicono cose inesatte. Dove gli appalti vengono fatti con grande superficialità e con una “pacca sulle spalle”.
E chi lavora in magazzino viene ancora considerato “un magazziniere”. Abbiamo tecnologie incredibili e abbiamo ancora “i magazzinieri”.
Nel settore circolano sciocchezze e falsi miti: cose banali e processi che dovrebbero essere plug and play e smart sono resi inutilmente complicati.
Nel 2019, in pieno mondo “Bezos”, siamo ancora al punto in cui molte aziende non appaltano la gestione del servizio logistico nel proprio magazzino, perché “è complicato”, “mettiamo in mezzo a una strada i dipendenti e le loro famiglie”, “abbiamo una forte presenza sindacale e non possiamo”.
D’altra parte, con quello che si sente in giro, lavorare “sotto qualche cooperativa” non è proprio l’aspirazione della vita.
Abbiamo uno strumento come quello della cooperativa di produzione lavoro, che è fatto apposta per le esigenze di un mercato veloce e che in teoria, per chi entra nel mondo del lavoro, dovrebbe essere attrattivo come pochi altri (solo i big brand potrebbero competere con l’offerta professionale di una cooperativa seria nell’ottica del lavoratore, per una serie di motivi che vedremo).
Ma a causa di una gestione arretrata e “medievale” e di una cultura imprenditoriale nel migliore dei casi “para-statale”, i talenti sono tenuti lontani e sono attirati i profili meno adatti per un settore complesso come quello della logistica di magazzino.
Un bravo operatore nel 2019 è un valore aggiunto per l’azienda su cui presta servizio veramente importante, scalabile e mentalizzato solo ed esclusivamente ai risultati, che lavora solo per il tempo necessario, pienamente on demand, con il sorriso e carico, pronto a servire i tuoi clienti nel migliore dei modi.
Meglio di quanto possiamo fare tu e io se saliamo sul carrello e ci mettiamo tutto l’impegno del mondo, perché lui è specializzato su quello.
Oggi occorre dare rilievo, se vogliamo una logistica di magazzino che funziona, a quelle figure che tutti i giorni movimentano “fatturati”, che fanno arrivare quello che serve, quando serve e come serve ai nostri clienti finali.
In questo libro vedremo insieme come ottenere tutto questo: ti assicuro che non solo è possibile, ma è l’unico modo per gestire il servizio logistico nei prossimi anni.
I futuri mercati saranno veramente duri e la concorrenza aggressiva come mai prima: se non abbiamo nelle nostre aziende le squadre migliori, verremo espulsi, anche se abbiamo i prodotti migliori e siamo sul mercato da tanto tempo.
Sfaterò tutte quelle sciocchezze che bloccano le aziende con gestioni antieconomiche e non flessibili per la gestione del servizio logistico, ti mostrerò le follie che anche aziende strutturate commettono per inconsapevolezza e ti indicherò tutte le cose da cui devi guardarti per avere un appalto che funziona.
Se hai già appaltato, puoi facilmente fare il punto della situazione con le informazioni che ti darò in questo libro. Sono prese dall’esperienza non solo mia, ma anche da quella di oltre quarant’anni di lavoro sul campo, consulenti, clienti, tecnici e operatori che tutti i giorni salgono sul muletto per portare le merci dei nostri clienti ai loro mercati, prima e meglio dei loro concorrenti.
Prima di partire con il nostro viaggio però devo scusarmi con te: non sono uno scrittore di professione, utilizzerò uno stile molto colloquiale, come se fossimo seduti in ufficio e stessimo parlando.
Non voglio darmi tono da professore, perché non lo sono e sarei ridicolo. Ma vengo dal “campo”: quello che ti racconto l’ho vissuto in prima persona e te lo racconto in base alla mia esperienza e a quella di decine di clienti e centinaia di operatori.
Ti prego di non offenderti se a volte sarò “politicamente scorretto”, quando dovrò mostrarti alcuni aspetti del settore che proprio non vanno.
Amo il mio lavoro, so quanto bene possa fare all’azienda e a chi lavora sul campo. E so quanto male possa causare usare al peggio gli strumenti di cui parleremo. L’ho già visto e te lo evito volentieri.
Il mio lavoro è servire al meglio i clienti, per cui mi sono sentito in dovere di scrivere questo libro perché sono stufo di sentire, anche da figure autorevoli, sciocchezze enormi su questo settore: è davvero troppo importante per l’efficienza di un’azienda e il benessere sociale che può generare.
Altra cosa, questo è un libro di logistica di magazzino, ma non delle grandi teorie o sistemi. Quelli ci sono già e lascio volentieri chi è più titolato di me a parlarne.
Il mio punto di vista è molto più umile: organizzare il lavoro e governare l’efficienza e la flessibilità di chi lavora in magazzino. E di chi gestisce gli appalti, piccoli o grandi che siano – la classica cooperativa di produzione lavoro o di facchinaggio.
Un po’ come i grandi libri di storia, che abbondano nelle librerie, e i libri che parlano di “chi la storia l’ha fatta davvero”, nel silenzio e tutti i giorni, gente normale che combatteva negli eserciti e coltivava i campi per i signori e re.
Libri che fai fatica a trovare e a scuola nessuno li ha mai guardati (se non in corsi di laurea molto specialistici).
Il magazziniere è visto ancora come “gente che sposta delle merci”, “lavori disagiati”, “a basso valore aggiunto”.
Ma se non sei Amazon, credimi, loro sono il tuo potente alleato. Su cui stai già investendo, tra l’altro.
Ricordati che la qualità di chi lavora in magazzino è una tecnologia che hai già acquistato e su cui hai i margini di ritorno più importanti.
Dare quello che serve quando serve a chi serve e come serve è la missione della logistica. C’è qualcuno che porta avanti o no tutti i giorni questa missione.
Sono le persone che lavorano nel tuo magazzino.
In questo libro ti mostrerò come funziona realmente il processo che porta una squadra di lavoro a lavorare al meglio o “al peggio”, come selezionarli sul mercato e se nel tuo specifico caso è meglio utilizzare personale dipendente o appaltare a qualche fornitore esterno (e vedremo quali caratteristiche deve avere) che fornisca lui il personale per gestire il magazzino e la sua organizzazione.
Credimi che anche quando parliamo di persone che lavorano in magazzino, anche se il (falso) mito comune è che sia un lavoro per cui non serva grande competenza, in realtà il suo funzionamento o meno dipende da un preciso modello matematico e ingegneristico.
Esattamente come un software, una scaffalatura, un magazzino automatico, un carrello elevatore. Sul caso non funziona nulla.
Ancora di più perché l’uomo, con buona pace di grandi esperti e “guru” vari, sarà ancora per molti anni la tecnologia più complessa, efficace e difficile da padroneggiare.
Nei prossimi anni il mercato cambierà veramente tanto, e come tutte le tecnologie della logistica, anche l’uomo dovrà evolversi.
Avere della “brava gente che lavora” non basterà più: per molti settori è già successo, e ha lasciato disorientati anche molti “guru”. Belli i magazzini automatici, ma a meno che tu non possa fare a meno di tutto il personale che lavora, nei prossimi anni avrai bisogno anche di un nuovo modo di intendere il lavoro del magazziniere.
Il magazziniere 2.0, cioè quello che sa capire i nuovi mercati e le nuove esigenze dei tuoi clienti, che sa relazionarsi con tutte le innovazioni che sono avvenute e che avverranno nei prossimi anni.
La persona che lavora come negli anni ’80 farà molta fatica. Il mercato non aspetta.
Correre un Gran Premio con una Minardi del 1986 guidata da Alessandro Nannini e competere contro Hamilton sopra una Mercedes del 2019 è dura.
In questo libro ti mostrerò come migliorare questo aspetto sottovalutato da (quasi) tutti e come avere nella tua azienda una squadra degna di Hamilton.
Ma per fare questo dobbiamo partire da una strana storia.